29/09/13

ULTIMA RECENSIONE:

Romanzo con maturità di scrittura nonostante la giovane età dell’autrice che rivela un talento naturale di narratrice, Le Cronache dei draghi perduti attrae il lettore, non solo per il mondo surreale in cui è ambientato e le magiche creature che lo popolano ma anche per le vicissitudini più umane vissute dai personaggi, fantastici e realistici insieme e perciò in grado di essere coinvolgenti ed emozionare. Campeggia il tema dell’eroe salvifico che purifica il mondo dalla violenza cieca del male: il guerriero del Fuoco, a cui è predestinato il giovanissimo Peter che imparerà ad usare i suoi poteri e oggetti magici e a saperli controllare. Interessante è proprio l’aspetto della competenza che un eroe deve possedere nell’uso degli strumenti di cui è speciale possessore: essere predestinati è un privilegio che si conquista e si mantiene, può essere conservato ma anche perso se non si  è abbastanza saggi nell’ amministrare le proprie energie o a controllare la rabbia, l’odio, gli eccessi.
Al Guerriero del Fuoco fa da contraltare il guerriero dell’Acqua, che il nostro Peter affronta con l’ardore e l’audacia del suo essere adolescente ma che dovrà riuscire a dominare usando il fuoco come simbolo di passione, amore e amicizia e non di distruzione. Nel gioco degli opposti il fuoco è ciò che muove la verità e la bellezza nel mondo, la sete di giustizia, il calore degli affetti, la volontà di cambiamento; l’acqua è la conservazione, invece, il tempo  che scorre uguale e diventa ghiaccio, desertifica i sentimenti e li affonda nel nero pozzo dell’oblio. L’autrice segue pienamente i canoni della  narrazione fantasy e, a differenza di chi preferisce distaccarsi dal registro magari nella ricerca di originalità a tutti costi, sceglie di attenersi strettamente ai tropi, mai banali cliché ma giusti archetipi per comunicare i valori del genere stesso, a partire dal mito del predestinato grazie soprattutto alla capacità di rendere interessanti i tropi stessi, creando false aspettative, finali a sorpresa e intermezzi inaspettati -   gli ingredienti esatti, quindi,  per mantenere la tensione narrativa che regge per tutta la durata del libro. La storia si sviluppa coinvolgendo infatti il lettore dalla prima avventura ovvero il ritrovamento del ciondolo magico fino all’ultima fuga disperata dai nani quando si svela il mistero racchiuso nel personaggio femminile principale, la bella Sheryen.
Identità nuove, trasformazioni: il genere si presta a un simbolismo molto incentrato sulla crescita intesa come ricerca di sé. Questo è evidente nella figura della protagonista femminile ma anche in Peter che vive un palese conflitto emotivo all’interno della sua famiglia e si lega al vecchio Charles per fuggire dall’aridità del proprio quotidiano domestico. Il libro può essere letto anche come rimando che l’autrice fa al lettore di altri personaggi e situazioni letterarie: quasi un gioco tra chi scrive e chi legge. A cominciare dal nome Peter che evoca chiaramente un altro famoso ragazzo che ama volare e sognare un’isola o mondo che non c’è. 

Nicla Iacovino
Direttrice della Biblioteca Comunale di Nocera Inferiore




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