Romanzo
con maturità di scrittura nonostante la giovane età dell’autrice che rivela un talento
naturale di narratrice, Le Cronache dei
draghi perduti attrae il lettore, non solo per il mondo surreale in cui è
ambientato e le magiche creature che lo popolano ma anche per le vicissitudini
più umane vissute dai personaggi, fantastici e realistici insieme e perciò in
grado di essere coinvolgenti ed emozionare. Campeggia il tema dell’eroe
salvifico che purifica il mondo dalla violenza cieca del male: il guerriero del
Fuoco, a cui è predestinato il giovanissimo Peter che imparerà ad usare i suoi
poteri e oggetti magici e a saperli controllare. Interessante è proprio l’aspetto
della competenza che un eroe deve possedere nell’uso degli strumenti di cui è
speciale possessore: essere predestinati è un privilegio che si conquista e si
mantiene, può essere conservato ma anche perso se non si è abbastanza saggi nell’ amministrare le
proprie energie o a controllare la rabbia, l’odio, gli eccessi.
Al Guerriero
del Fuoco fa da contraltare il guerriero dell’Acqua, che il nostro Peter
affronta con l’ardore e l’audacia del suo essere adolescente ma che dovrà
riuscire a dominare usando il fuoco come simbolo di passione, amore e amicizia
e non di distruzione. Nel gioco degli opposti il fuoco è ciò che muove la
verità e la bellezza nel mondo, la sete di giustizia, il calore degli affetti,
la volontà di cambiamento; l’acqua è la conservazione, invece, il tempo che scorre uguale e diventa ghiaccio,
desertifica i sentimenti e li affonda nel nero pozzo dell’oblio. L’autrice
segue pienamente i canoni della
narrazione fantasy e, a differenza di chi preferisce distaccarsi dal
registro magari nella ricerca di originalità a tutti costi, sceglie di
attenersi strettamente ai tropi, mai banali cliché ma giusti archetipi per
comunicare i valori del genere stesso, a partire dal mito del predestinato
grazie soprattutto alla capacità di rendere interessanti i tropi stessi, creando
false aspettative, finali a sorpresa e intermezzi inaspettati - gli ingredienti esatti, quindi, per mantenere la tensione narrativa che regge
per tutta la durata del libro. La storia si sviluppa coinvolgendo infatti il
lettore dalla prima avventura ovvero il ritrovamento del ciondolo magico fino
all’ultima fuga disperata dai nani quando si svela il mistero racchiuso nel
personaggio femminile principale, la bella Sheryen.
Identità
nuove, trasformazioni: il genere si presta a un simbolismo molto incentrato
sulla crescita intesa come ricerca di sé. Questo è evidente nella figura della
protagonista femminile ma anche in Peter che vive un palese conflitto emotivo
all’interno della sua famiglia e si lega al vecchio Charles per fuggire
dall’aridità del proprio quotidiano domestico. Il libro può essere letto anche
come rimando che l’autrice fa al lettore di altri personaggi e situazioni
letterarie: quasi un gioco tra chi scrive e chi legge. A cominciare dal nome
Peter che evoca chiaramente un altro famoso ragazzo che ama volare e sognare
un’isola o mondo che non c’è.