ANTEPRIME VOL. II

Lo aveva accettato tra la sua gente e questo bastava per ottenere la fiducia di tutti, anche se…
«Certo, sarà un vero piacere vivere con tutti voi» aveva sussurrato Devon alla regina così piano da non farsi sentire dagli altri, tranne che da Peter e il suo udito da drago.
Sì, senza dubbio l’avrebbe tenuto d’occhio, quel cucciolo di lupo mannaro dall’aria dolce e sensuale…




Peter crollò in ginocchio per lo spavento. D’improvviso la terra venne a mancare e lui si ritrovò ad osservare le cime lontanissime del Bosco Cinque Anime, con la differenza che ora stava ammirando quegli alberi dall’alto. Era come se fosse in bilico su una nuvola. Rimase col fiato sospeso mentre le sue mani tastavano l’aria alla ricerca del pavimento invisibile…


Il popolo di Nerisnys si inoltrava come una massa fulgente e...dannatamente affascinante. Non faceva in tempo a focalizzare le mirabili fattezze di una creatura che subito era attirato da un'altra maggiormente più bella. Le fate di Nerisnys erano semplicemente come le aveva sempre immaginate. Bellissime, surreali, irraggiungibili. Ciascuna si mostrava in modo diverso, ma tutte erano caratterizzate da lineamenti raffinati, tondi e delicati. Orecchie a punta, naso all'insù e viso pulito erano una gioia per gli occhi di un uomo. Il fisico prestante, minuto ed esile, quasi scompariva paragonato alle ali che ciascuna esibiva con grazia ed eleganza. La maggior parte assomigliavano ad ali di farfalle che in una miriade geometrica e precisa di macchie e strisce racchiudevano una gamma di colori infinita. Era un piacere starle a osservare quando di tanto in tanto sbattevano convulsamente come per scrollarsi l'umidità della notte. Altre invece richiamavano quelle piumate degli uccelli dalle mille tonalità. Ma le fate non erano tutte uguali. Variavano per altezza e dimensioni. Ce n'erano di piccole, medie e grandi. Tutte ugualmente graziose.




Peter ardì di sollevare lentamente Kilgra-ken, placando i nervi e il fuoco che altrimenti si sarebbe sprigionato lungo la lama. L’alzò all’altezza del suo volto, poco più in là. Poteva scorgere sulla spada il riflesso di quelle creature assetate di sangue, desiderose di carne fresca. Zanne spesse e affilate apparivano in file disordinate in una chiostra disumana mentre musi grotteschi e ringhianti le mostravano lucide di acquolina e bava. 



La sua chioma nera le cascava lucente e libera lungo la schiena, a eccezione di due piccole ciocche che sulle tempie si intrecciavano con fiori colorati, unendosi in un sol punto dietro la testa. I suoi vestiti scuri e il suo mantello pesante erano stati sostituiti da un grazioso broccato blu che le avvolgeva le forme in una veste lunga con maniche larghe, stretta in vita da una sottile cintura d’oro che ricadeva sino ai piedi. L’ampia scollatura mostrava parte della cicatrice rossa che si allungava prepotente sulla parte sinistra del petto. Il suo volto era fresco, riposato. Il suo incarnato si dipingeva di un colorito roseo e delicato. Ma nulla era eguagliabile allo splendore dei suoi occhi azzurri.


È il momento! Basta pensare, ora c’è solo l’istinto a guidare antiche potenze messe in gioco per confrontarsi e duellare. La battaglia ha inizio e il respiro si ferma…
Una luce abbagliante, già vista e conosciuta, la stessa di sempre. Un’esplosione interrompe il fiume di dolore che si riversa da ogni spada. Un fulmine accecante illumina il buio della notte. Tra le schiere degli eserciti si in frappone, e là inietta la decisione del destino.


Una coscienza così assoluta di ciò che si vuole davvero è difficile da fermare. Spesso è proprio l’audacia dei propri scopi il mezzo per riuscire a raggiungerli. 


Allungò la mano verso la creatura e la sollevò completamente tenendola nel palmo, mentre quella ancora dormiva con le braccia e le gambe penzoloni. Giusto il tempo di accorgersi di quanto la pelle del prescelto fosse rovente, e la creatura balzò in piedi illuminandosi tutta e crogiolandosi in un piccolo incendio che la investì con una sola vampata terminante sulla testa in un guizzo di fuoco, quasi come fossero capelli al vento.





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